Nel 1954-1955 si ebbe la Prima Crisi dello Stretto di Taiwan, nel 1950 scoppiò la Battaglia di Dàdān nota anche come prima battaglia dei due isolotti; la seconda occorse il 26 agosto 1958, e viene spesso inglobata nella serie di eventi bellici in seno alla Battaglia d’Artiglieria del 23 Agosto 1958 in quanto si trattò essenzialmente di bombardamenti reciproci, e nel 1958 si ebbe la Seconda Crisi, che con bombardamenti alterni si concluse solo nel 1979.
Nel 1995 l’Esercito di Liberazione Popolare della Cina iniziò a sparare missili nelle acque a nord di Taiwan, e contemporaneamente iniziò una serie di esercitazioni a fuoco: tale episodio fu chiamato Terza Crisi dello Stretto di Taiwan e si concluse il 23 marzo 1996. I missili, secondo la propaganda di Pechino costituivano semplicemente dei test, ma in realtà si trattò di un palese tentativo di intimidire l’allora presidente della Repubblica di Cina, Lee Teng-hui, che avversava la politica di “Una sola Cina”, e di condizionare le elezioni politiche del 1996, ottenendo per altro il risultato opposto. A venti anni di distanza non si sono avuti più simili episodi. Le truppe nazionaliste mantengono nell’arcipelago ancora circa 10.000 uomini, ma le relazioni commerciali e turistiche avviate fra il governo locale e quelli delle città vicine, in particolar modo di Xiamen, hanno contribuito a rilassare il clima.
Mentre i governi centrali giocano alla guerra, da quelle parti ne hanno avuto abbastanza, dall’una e dall’altra sponda. Negli ultimi 50 anni, Kinmen o Quimoy è stata teatro della guerra civile fra i comunisti della Cina Popolare e gli esuli del Kuomitang, rifugiatisi a Taiwan.
Rimase un fronte caldo sino agli anni ’90, costretta in un isolamento che se da un lato ha costretto gli abitanti a forti privazioni della propria libertà individuale, ha forse contribuito anche al mantenimento della propria cultura. La guerra, la sua posizione geografica, la geologia e la natura, il retaggio della cultura fujianese, la contro immigrazione degli esuli ne hanno fatto una locazione unica.
Minà, a soli vent'anni, nel 1958 andò con il fotoreporter Mario Tursi a Quimoy per un reportage. Intervistò lo Stato Maggiore sulla strategia militare, volò sul "vagone volante" scortato da un bombardiere da Taipei all'Isola.
Un reportage all’Isola di Quemoy (odierna Kinmen)
Nel 1954-1955 si ebbe la Prima Crisi dello Stretto di Taiwan, nel 1950 scoppiò la Battaglia di Dàdān nota anche come prima battaglia dei due isolotti; la seconda occorse il 26 agosto 1958, e viene spesso inglobata nella serie di eventi bellici in seno alla Battaglia d’Artiglieria del 23 Agosto 1958 in quanto si trattò essenzialmente di bombardamenti reciproci, e nel 1958 si ebbe la Seconda Crisi, che con bombardamenti alterni si concluse solo nel 1979.
Nel 1954-1955 si ebbe la Prima Crisi dello Stretto di Taiwan, nel 1950 scoppiò la Battaglia di Dàdān nota anche come prima battaglia dei due isolotti; la seconda occorse il 26 agosto 1958, e viene spesso inglobata nella serie di eventi bellici in seno alla Battaglia d’Artiglieria del 23 Agosto 1958 in quanto si trattò essenzialmente di bombardamenti reciproci, e nel 1958 si ebbe la Seconda Crisi, che con bombardamenti alterni si concluse solo nel 1979.
Nel 1995 l’Esercito di Liberazione Popolare della Cina iniziò a sparare missili nelle acque a nord di Taiwan, e contemporaneamente iniziò una serie di esercitazioni a fuoco: tale episodio fu chiamato Terza Crisi dello Stretto di Taiwan e si concluse il 23 marzo 1996. I missili, secondo la propaganda di Pechino costituivano semplicemente dei test, ma in realtà si trattò di un palese tentativo di intimidire l’allora presidente della Repubblica di Cina, Lee Teng-hui, che avversava la politica di “Una sola Cina”, e di condizionare le elezioni politiche del 1996, ottenendo per altro il risultato opposto. A venti anni di distanza non si sono avuti più simili episodi. Le truppe nazionaliste mantengono nell’arcipelago ancora circa 10.000 uomini, ma le relazioni commerciali e turistiche avviate fra il governo locale e quelli delle città vicine, in particolar modo di Xiamen, hanno contribuito a rilassare il clima.
Mentre i governi centrali giocano alla guerra, da quelle parti ne hanno avuto abbastanza, dall’una e dall’altra sponda. Negli ultimi 50 anni, Kinmen o Quimoy è stata teatro della guerra civile fra i comunisti della Cina Popolare e gli esuli del Kuomitang, rifugiatisi a Taiwan.
Rimase un fronte caldo sino agli anni ’90, costretta in un isolamento che se da un lato ha costretto gli abitanti a forti privazioni della propria libertà individuale, ha forse contribuito anche al mantenimento della propria cultura. La guerra, la sua posizione geografica, la geologia e la natura, il retaggio della cultura fujianese, la contro immigrazione degli esuli ne hanno fatto una locazione unica.
Minà, a soli vent'anni, nel 1958 andò con il fotoreporter Mario Tursi a Quimoy per un reportage. Intervistò lo Stato Maggiore sulla strategia militare, volò sul "vagone volante" scortato da un bombardiere da Taipei all'Isola.
Nel 1995 l’Esercito di Liberazione Popolare della Cina iniziò a sparare missili nelle acque a nord di Taiwan, e contemporaneamente iniziò una serie di esercitazioni a fuoco: tale episodio fu chiamato Terza Crisi dello Stretto di Taiwan e si concluse il 23 marzo 1996. I missili, secondo la propaganda di Pechino costituivano semplicemente dei test, ma in realtà si trattò di un palese tentativo di intimidire l’allora presidente della Repubblica di Cina, Lee Teng-hui, che avversava la politica di “Una sola Cina”, e di condizionare le elezioni politiche del 1996, ottenendo per altro il risultato opposto. A venti anni di distanza non si sono avuti più simili episodi. Le truppe nazionaliste mantengono nell’arcipelago ancora circa 10.000 uomini, ma le relazioni commerciali e turistiche avviate fra il governo locale e quelli delle città vicine, in particolar modo di Xiamen, hanno contribuito a rilassare il clima.
Mentre i governi centrali giocano alla guerra, da quelle parti ne hanno avuto abbastanza, dall’una e dall’altra sponda. Negli ultimi 50 anni, Kinmen o Quimoy è stata teatro della guerra civile fra i comunisti della Cina Popolare e gli esuli del Kuomitang, rifugiatisi a Taiwan.
Nel 1954-1955 si ebbe la Prima Crisi dello Stretto di Taiwan, nel 1950 scoppiò la Battaglia di Dàdān nota anche come prima battaglia dei due isolotti; la seconda occorse il 26 agosto 1958, e viene spesso inglobata nella serie di eventi bellici in seno alla Battaglia d’Artiglieria del 23 Agosto 1958 in quanto si trattò essenzialmente di bombardamenti reciproci, e nel 1958 si ebbe la Seconda Crisi, che con bombardamenti alterni si concluse solo nel 1979.
Nel 1995 l’Esercito di Liberazione Popolare della Cina iniziò a sparare missili nelle acque a nord di Taiwan, e contemporaneamente iniziò una serie di esercitazioni a fuoco: tale episodio fu chiamato Terza Crisi dello Stretto di Taiwan e si concluse il 23 marzo 1996. I missili, secondo la propaganda di Pechino costituivano semplicemente dei test, ma in realtà si trattò di un palese tentativo di intimidire l’allora presidente della Repubblica di Cina, Lee Teng-hui, che avversava la politica di “Una sola Cina”, e di condizionare le elezioni politiche del 1996, ottenendo per altro il risultato opposto. A venti anni di distanza non si sono avuti più simili episodi. Le truppe nazionaliste mantengono nell’arcipelago ancora circa 10.000 uomini, ma le relazioni commerciali e turistiche avviate fra il governo locale e quelli delle città vicine, in particolar modo di Xiamen, hanno contribuito a rilassare il clima.
Mentre i governi centrali giocano alla guerra, da quelle parti ne hanno avuto abbastanza, dall’una e dall’altra sponda. Negli ultimi 50 anni, Kinmen o Quimoy è stata teatro della guerra civile fra i comunisti della Cina Popolare e gli esuli del Kuomitang, rifugiatisi a Taiwan.
Rimase un fronte caldo sino agli anni ’90, costretta in un isolamento che se da un lato ha costretto gli abitanti a forti privazioni della propria libertà individuale, ha forse contribuito anche al mantenimento della propria cultura. La guerra, la sua posizione geografica, la geologia e la natura, il retaggio della cultura fujianese, la contro immigrazione degli esuli ne hanno fatto una locazione unica.
Minà, a soli vent'anni, nel 1958 andò con il fotoreporter Mario Tursi a Quimoy per un reportage. Intervistò lo Stato Maggiore sulla strategia militare, volò sul "vagone volante" scortato da un bombardiere da Taipei all'Isola.
Rimase un fronte caldo sino agli anni ’90, costretta in un isolamento che se da un lato ha costretto gli abitanti a forti privazioni della propria libertà individuale, ha forse contribuito anche al mantenimento della propria cultura. La guerra, la sua posizione geografica, la geologia e la natura, il retaggio della cultura fujianese, la contro immigrazione degli esuli ne hanno fatto una locazione unica.
Minà, a soli vent’anni, nel 1958 andò con il fotoreporter Mario Tursi a Quimoy per un reportage. Intervistò lo Stato Maggiore sulla strategia militare, volò sul “vagone volante” scortato da un bombardiere da Taipei all’Isola.
Dal libro fotografico “Fame di Storie” di G. Minà, Roberto Nicolucci Editore, Napoli 2023.
Nel 1954-1955 si ebbe la Prima Crisi dello Stretto di Taiwan, nel 1950 scoppiò la Battaglia di Dàdān nota anche come prima battaglia dei due isolotti; la seconda occorse il 26 agosto 1958, e viene spesso inglobata nella serie di eventi bellici in seno alla Battaglia d’Artiglieria del 23 Agosto 1958 in quanto si trattò essenzialmente di bombardamenti reciproci, e nel 1958 si ebbe la Seconda Crisi, che con bombardamenti alterni si concluse solo nel 1979.
Nel 1995 l’Esercito di Liberazione Popolare della Cina iniziò a sparare missili nelle acque a nord di Taiwan, e contemporaneamente iniziò una serie di esercitazioni a fuoco: tale episodio fu chiamato Terza Crisi dello Stretto di Taiwan e si concluse il 23 marzo 1996. I missili, secondo la propaganda di Pechino costituivano semplicemente dei test, ma in realtà si trattò di un palese tentativo di intimidire l’allora presidente della Repubblica di Cina, Lee Teng-hui, che avversava la politica di “Una sola Cina”, e di condizionare le elezioni politiche del 1996, ottenendo per altro il risultato opposto. A venti anni di distanza non si sono avuti più simili episodi. Le truppe nazionaliste mantengono nell’arcipelago ancora circa 10.000 uomini, ma le relazioni commerciali e turistiche avviate fra il governo locale e quelli delle città vicine, in particolar modo di Xiamen, hanno contribuito a rilassare il clima.
Mentre i governi centrali giocano alla guerra, da quelle parti ne hanno avuto abbastanza, dall’una e dall’altra sponda. Negli ultimi 50 anni, Kinmen o Quimoy è stata teatro della guerra civile fra i comunisti della Cina Popolare e gli esuli del Kuomitang, rifugiatisi a Taiwan.
Rimase un fronte caldo sino agli anni ’90, costretta in un isolamento che se da un lato ha costretto gli abitanti a forti privazioni della propria libertà individuale, ha forse contribuito anche al mantenimento della propria cultura. La guerra, la sua posizione geografica, la geologia e la natura, il retaggio della cultura fujianese, la contro immigrazione degli esuli ne hanno fatto una locazione unica.
Minà, a soli vent'anni, nel 1958 andò con il fotoreporter Mario Tursi a Quimoy per un reportage. Intervistò lo Stato Maggiore sulla strategia militare, volò sul "vagone volante" scortato da un bombardiere da Taipei all'Isola.
Archivio Gianni Minà
Più di sessant’anni di vita da cronista, all’insegna di storie, impegno sociale e servizio pubblico. Custodito in uno spazio solo, un flusso di inserimento progressivo di materiale filmico e cartaceo, edito ed inedito, che si fa eredità intellettuale e ponte di sapere fra vecchie e nuove generazioni.
